She & Him - Volume 3 |
Ok, forse con il voto sono stata un po' cattiva. E' impossibile non adorare gli She & Him, duo americano molto alternativo capitanato dalla bella Zooey Deschanel accompagnata dall'inseparabile Matt Ward. Zuccherosi e svenevoli fino al tracollo. Di chi ascolta.
Appunto.
Seriamente, la loro ultima fatica,"Volume 3" (che fa seguito a un "Volume One" e a un "Volume Two", perché i ragazzi hanno molta fantasia), non è così disprezzabile come si potrebbe capire da questo incipit. Eppure non mi convince appieno.
Per chi non li conoscesse, è facilmente interpretabile dalla copertina qui accanto che il duo in esame tratta materiale vintage. Molto vintage. Non che sia per forza un male - io sono fanatica del vintage, per esempio.
Il problema fondamentale a mio avviso è che l'album manca di inventiva. E' esplicitamente, palesemente, dichiaratamente, il seguito degli album precedenti, nonché riconferma dello status di cantori di canzoni "d'ammmore" anni '60.
Non che sia un male, ripeto, ma arrivata alla traccia numero quattro - "I Could've Been Your Girl" - non ce la faccio più e devo interrompere l'ascolto per pericolo diabete in agguato dietro l'angolo.
Lo riprendo dopo un po' di tempo, magari qualche ora in cui sono riuscita a depurare il mio organismo, e riesco ad arrivare fino alla fine.
Al che mi accorgo che non è affatto un prodotto fatto male e tirato via e che qualche cosa di interessante ce l'ha. La produzione è ottima e molto raffinata. Zooey non è mai stata una gran chanteuse, ma è proprio questo il suo fascino.
Allora cosa è andato storto? Niente, questo è il punto: sembra il compito in classe del secchione di turno che si cimenta in una ricerca sui sound che hanno caratterizzato il rock bianco degli anni '50 e'60, con qualche incursione negli anni '70.
Troppo perfetto, troppo di plastica in tutta la sua dolcezza disarmante.
Le lyrics di Zooey si fanno più mature ma parlano quasi sempre della stessa cosa: "I've Got You're Number, Son", omaggio al surf-rock dei Beach Boys. La malinconica "Turn To White" e la baldanzosa "Somebody Sweet To Talk To". Immaginate un po' di che cosa parlano?
Le cover si salvano, come "Baby" o "Sunday Girl", e c'è perfino qualche guizzo di originalità con una spruzzatina di jazz a far capolino come un clandestino beccato allo sbarco senza documenti: "London", è forse il momento più alto dell'album e il più ispirato della Deschanel.
"Hold Me, Thrill Me, Kiss Me" è Elvis Presley 2.0 ma apprezzabile come una vagonata di zucchero filato assunto nell'arco di un intero pomeriggio.
E quel "Reprise (I Could've Been Your Girl)": dopo il primo minuto di "Uhuhuhuhuh", ci ho rinunciato e ho fatto ripartire l'album dalla traccia numero uno.
Le tre stelline non potevo darle, proprio per coerenza morale. Nonostante ci troviamo tra le mani un album, come già detto, dalla fattura pregiata.
E nonostante io adori questo duo e ogni tanto passi il tempo a fantasticare sulle note dei loro brani - in estate e durante i lunghi viaggi in macchina sono ottimi - non posso comunque dire che gli She & Him si siano impegnati troppo.
Ascolti consigliati; "I've Got Your Number, Son", "I Could've Been Your Girl", "Snow Queen", "Sunday Girl", "London".
Hope Valentine.
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