venerdì 12 aprile 2013

"Specter at The Feast" vs. "Comedown Machine" - questa volta, il mash-up lo faccio io!

Lasciamo stare i voti, almeno per oggi. No dai, almeno per qualche riga.
Preciso come sempre che la recensione che segue non vuole essere seria o professionale; cioè, un po' di verità c'è ma mentre la pensavo ho riso talmente tanto che non può che venirne fuori l'ennesima cavolata.
Ma partiamo con ordine...

Dopo dieci anni di forzati scontri voluti dalle maggiori testate musicali del mondo, per uno scherzo del destino - forse voluto, ma non è chiaro da chi - The Strokes e Black Rebel Motorcycle Club si scontrano di nuovo sul piano di singoli, nuove uscite e LP recensiti malissimo o osannati da entrambe le parti.
Per chi non fosse informato dei fatti, più di dieci anni fa queste due band pioniere del rock indipendente venivano messe a confronto, entrambe novelle del panorama musicale ed entrambe innovative in un periodo stagnante a livello di novità.
Perfino la seconda uscita di entrambi i gruppi coincise temporalmente ma fu sempre più chiaro che la band capitanata da Casablancas e quella da Levon Been si riproponevano generi completamente diversi. Dopodiché le uscite e i generi proposti furono così distanti che a metterli in competizione non ci si pensò più.
Circa.
E' a questo punto che si arriva all'anno 2013 corrente ed entrambe le band si riaffacciano con una nuova uscita nello stesso mese e i primi singoli addirittura lanciati o annunciati nello stesso periodo. E pensa un po', entrambi hanno messo in streaming i loro album con qualche giorno di anticipo sulla pubblicazione "fisica" del loro ultime fatiche.
Ma per Luilassù, ci pigliate per il deretano? Finalmente eravamo riusciti a dimenticare vecchi attriti e stantie diatribe per poterci finalmente concentrare sulla vostra musica, e ora ci confondete le idee un'altra volta?!
Questa volta il dubbio è bello grosso; entrambi usciti in Marzo, copertine che fai fatica a distinguerle non possono essere una comune COINCIDENZA.
Ma le similitudini finiscono lì, ve lo garantisco.
E uno dei due album, l'ho preferito più dell'altro e in questa sede rivelerò quale..."Chissene", direte voi.
Avete anche ragione.


"Specter At The Feast"-- Black Rebel Motorcycle Club

Oddio sono tornati. Oddio, cosa avranno in serbo per noi ascoltatoruncoli medi? Un ritorno agli splendori del passato di BRMC? Qualcosa di folk-bluesy come fu l'azzeccato Howl?
Alla fine è tutto e niente. Questo Specter At The Feast è un pasticcio melenso, denso e lento della stessa minestra riscaldata da più di dieci anni di assiduo ascolto.
Chi conosce bene questa band, chi li ascolta fin dagli inizi non potrà mancare di riconoscere alcune sonorità già proposte in vecchi lavori (giuro che l'introduzione di Sometimes The Light mi ricorda in qualche modo l'intro di All You Do Is Talk), o al contrario non riconoscerne affatto; come non sentire la mancanza di pezzi energici dal cipiglio "spacco-tutto-e-poi-passo-sopra-alle-macerie-e-le-calpesto" di una Berlin, o quella follia malinconica e cantautorale che permeava sì tutto Howl, ma fuoriusciva da pezzi come Fault LineAin't no Easy Way?
Tutto sommato non è un lavoro fatto male, anzi è curato nei dettagli e nelle sfumature ma manca di quel quid, che lo avrebbe potuto eleggere ad album indie dell'anno. Perché i Black Rebel, le carte in regola ce le hanno ma sfruttano sempre la stessa formula senza aggiungere o togliere niente. Nemmeno l'ingresso nella formazione della nuova batterista Leah Shapiro  - presente già nel precedente Beat The Devil 's Tatoo - ha modificato il pacchetto e l'offerta: le solite ritmiche, i soliti schemi melodici, il solito Robert Levon Been che nulla varia nel suo cantato malinconico e dalla bassa intonazione senza troppo sbalzi.
Tirando le somme, si tratta di un lavoro piacevole in cui spiccano brani meglio riusciti di altri, una su tutte la cover di Let The Day Begin brano originale dei The Call, band del defunto padre di Robert, e quella cupa Some Kind of Ghost che sembra la colonna sonora perfetta per un rito sciamanico (non scherzo, è ipnotizzante!). Un lavoro che però necessita di più e più ascolti prima che il senso generale divenga chiaro e si riesca a distinguere una traccia dall'altra. Specie il trittico Hate The Taste - Rival - Teenage Desease: ah, ok carichi come pezzi peccato che a un primo ascolto paiano tutti e tre uguali vista la poca fantasia con cui sono stati prodotti.
Per carità i BRMC, restano i BRMC e per qualsiasi sbarbatello che voglia avvicinarsi al mondo della musica indipendente, sono un ottimo inizio. L'inizio sì, ma non l'approfondimento e la continuazione dell'argomento a meno di non risalire ai loro vecchi LP, ben più validi.

Ascolti consigliati; Let The Day Begin, Returning, Some Kind of Ghost, Sell It.




"Comedown Machine"-- The Strokes

Oh ca**o! Non si sono sciolti gli Strokes! Oh, ma porca ***!! Sono usciti con un nuovo album con meno di mille anni di distanza dal precedente?!
Ehi, ma perché non hanno pubblicato la solita copertina da psycho che hanno sempre proposto fin da inizio carriera? Questa è semplice... lineare... wow, sono rapita!
Va bene, tornando a fare la persona seria, quest'album mi è proprio piaciuto.
Mi piace sì, cavoli.
E' fresco, veloce, innovativo per il genere indie - prosegue con le sonorità già proposte in Angles ma le compatta in un unico sound coeso - e innovativo anche per il genere di cui gli Strokes sono sempre stati portabandiera (quale, vi chiederete? Io lo chiamo genere cazzaro, ubriacone dismesso con i fuochi d'artificio sul finale).
Tenuto nel mistero più assoluto fino a meno di sette mesi fa, questo album è stato da alcuni definito un "aborto spontaneo"; una sorta di auto-escavazione della fossa da parte di questa band; "una merda" su tutti i fronti e altro ancora che non sto qua a riportare. Eppure io lo trovo fantastico non solo perché i The Strokes sono una delle poche band litigiose tra loro ma capaci di portare ancora un po' d'aria fresca tra le dinamiche cementizzate del mainstream e dell'indie più estremo ma anche perché tentano, esplorano, si rinnovano sempre con ironia auto-inflitta. La critica li da per morti e sepolti a ogni nuova produzione post Is This It? E loro rispondono incazzati, mai uguali a loro stessi, sempre indossando il guanto di sfida e con quel sorrisetto stampato in faccia che solo chi, come loro, proviene dal successo consolidato e può permetterselo.
Come non adorare Tap Out, con cui l'album si apre, danzereccia apripista? Welcome To Japan per esempio è troppo simpatica solo per il titolo e l'idea alla base di questo pezzo funziona proprio, con quel suo groove spinto anni '80.
Insomma, quelli che sono stati additati come punti deboli io li considero i loro punti di forza e non perché sono una bastian contrario, ma proprio perché apprezzo le sperimentazioni fatte con gusto e intelligenza.
Ed è proprio il caso di Comedown Machine.

Ascolti consigliati; Tap Out, One Way Trigger (sì, il mostro che ha spaventato i critici di mezzo pianeta!), Welcome To Japan, 80'Comedown Machine, Happy Ending (giusto per ricordare da dove viene questa band), Call It Fate, Call It Karma (vera e grande, piacevole sorpresa dell'album).

post scriptum; finalmente stringo tra le mani la mia copia originale dell'LP (sì, sono ancora uno di quei poveri disgraziati che spende soldi per comprare CD!), e finalmente la apro per andare a curiosare nel booklet prima di iniziare l'ascolto vero e proprio, cosa che faccio sempre perché sono una maniaca del packaging degli album. I miei occhi non ci possono credere quando "svolgo" il booklet e si rendono conto che come al solito, questi cinque sono dei fuori di testa. Ok, la cover non sarà da psycho ma almeno il booklet sì (e io sono contenta).






2 commenti:

  1. finalmente son tornati gli strokes!!!! non ho ancora ascoltato nulla del loro album! sono proprio curioso....i BRMC è da un po' che non sento pezzi carichi tipo Spread your love like a fever o Whatever happened to my rock n roll :( mi mancano......

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    1. Eh, che dire... i BRMC sono ancora bravi per l'amor del cielo ma mancano di "spinta in avanti", di innovazione. Mentre gli Strokes che sono stati additati a "pazzi" e "finiti", secondo me hanno fatto un lavoro che sarà CULT a breve.
      Insomma, nella discografia rock - tra dieci anni - uno sarà considerato basilare e l'altro tralasciabile.
      Però, entrambi i gruppi sono fantastici e nonostante io sia cattivella nelle recensioni, adoro entrambi!

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