Anna Calvi -- One Breath |
voto: ****
Di anni ne sono passati ben due dall'album di esordio. L'attesa più lunga mai affrontata, sul serio.
Sono diventata Anna-dipendente ascoltando il primo album che tutt'ora rispolvero con piacere ogni volta rinnovato e non vedevo sinceramente l'ora di poter ascoltare questo nuovo lavoro. Volevo sapere cosa ci fosse dietro l'hype spinto che è stato costruito attorno a questa nuova uscita, attorno a questa artista che a mio parere non necessita di tanti orpelli per farsi notare. Ma, si sa, l'industria discografica è diventata brava nel pubblicizzare belle ragazze e a seppellire la loro buona musica sotto tonnellate di fotografie patinate.
Arriviamo al dunque e parliamo dell'album.
E' il secondo album per eccellenza, quello che conferma all'interno di una carriera musicale se l'artista avrà futuro mercato o meno. In termini puramente economici, Anna è decisamente commerciale nell'ambito indipendente soprattutto in madre patria e in Francia.
La sua voce potente e il suo aspetto fisico intrigante, di certo l'aiutano molto a livello di marketing. Ma è la struttura dell'album quella che ci interessa in questa sede e di cui parlerò con sincerità.
L'album è ottimo.
Non ci sono storie di sorta; Anna comincia a essere l'artista matura e completa che ha sempre desiderato essere traendo ispirazione da più fonti e unendole sotto lo stesso stile.
Qui c'è Jimi Hendrix come sempre, ci sono i The Kills e c'è anche Sergio Leone con le sue atmosfere rarefatte ed eroiche da Spaghetti Western. Tutto funziona alla grande e questa commistione crea i sound più disparati alla mercé dei gusti più raffinati.
E' vero anche no, per esempio, che "Sunddently" pare una out take da "Anna Calvi": forse sarà un pezzo ritmato alla "Blackout" ma lo xilofono che ben si distingue in sotto fondo, è una novità assoluta. Si ritorna alle vecchie glorie con "Eliza" (comunque un brano eccellente), è vero ma, dalla traccia successiva avviene il capovolgimento. "Piece by Piece" è così delicata che non pare nemmeno scritta dalla Calvi: mancano le quasi onnipresenti schitarrate (!), il down tempo viene sintetizzato e la voce è ridotta a un sussurro per tutto il brano. Qui Anna si avvicina moltissimo alla sensibilità tipica del duo anglo-americano The Kills, con i loro brani sotterranei e viscerali.
Forse il brano più ispirato del lotto è l'onirica "Sing to Me"; capolavoro di un sentimentalismo inaudito, mai zuccheroso ma sempre glorioso nella sua orchestrazione (ecco il Sergio Leone di cui parlavo prima), piena e d'impatto.
Anche la voce di Anna è particolarmente ispirata in questo nuovo lavoro, prendendo a piene mani dal repertorio di Edith Piaf e riproponendocelo in versione 2013, dimostrando di aver interiorizzato al massimo la lezione della chanteuse francese.
Non manca di stupire nemmeno "Carry Over Me" con la sua coda finale di archi che chiude il brano in toni quasi di sogno per non parlare della sensualità intrinseca di certi pezzi come "Bleed Into Me" ("(...) go deeper, deeper, deeper").
E anche se sono in maggior numero i brani "lenti" e introspettivi rispetto a quelli arrabbiati o che richiamano la cavalcata delle Valchirie alla "Susan and I", per tutto l'album aleggia un'aura di grandiosità ed eroismo che ormai è sedimento principale del sound della Calvi.
Perfino nei titoli c'è dell'epica come in "Tristan"; ritmo sostenuto, rabbia nella voce e accordi che colorano il brano di accesa rossa passione. Impossibile non farsi trascinare.
Mentre l'esordio fu una magistrale dimostrazione di talento quasi chirurgicamente perfetto, il secondo LP è una caduta libera verso la consapevolezza di sé, della propria arte e di quel lato oscuro e intenso che risiede in ognuno di noi e che Anna ha deciso di esorcizzare mettendo in musica. Il lato gotico della Calvi viene qui messo in pieno risalto - come una sorta di luce che va ad illuminare le parti in origine oscure - nella voce resa raschiante dagli effetti sonori, dalle corde della chitarra tese a creare riff secchi e incalzanti, dalla batteria che pesta ogni colpo con rinnovata ira.
La furia di Anna non si è calmata: è stata invece incanalata verso il dolore.
"One Breath", sta per quell'attimo prima che tutto cambi - non importa se in positivo o in negativo, fa comunque paura e da un senso di vertigine. Anna ci invita ad affrontarlo come un regalo perché ci renderà più forti in un modo o nell'altro, così come è successo a lei.
Ascolti consigliati: "Sing to Me", "Tristan", "Carry Me Over", "Bleed Into Me".
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