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giovedì 3 aprile 2014

"Un altro Mondo" di Jo Walton - Recensione

cover dell'edizione italiana
voto: ****

Finalmente posso tornare a scrivere di libri. Non che sia colpa di qualcuno se fin'ora non l'ho fatto.
Semplicemente - oltre all'ormai più volte citata mancanza di tempo - non riuscivo a trovare un titolo che mi tenesse incollata alle pagine fino alla fine e che attirasse la mia attenzione e stimolasse la mia fantasia.
Questo romanzo ce l'ha fatta e questa recensione mi serve per spiegarvi il perché.
Oltre ad essere stato nominato per (e ad aver vinto), molti prestigiosi premi, ne ha vinto uno che è forse il più prestigioso di tutti per i romanzi di genere; lo Hugo Award. Ha superato le opere di scrittori come Stephen King e soprattutto, per il fantasy, George R.R. Martin.
Ovviamente, non riporto questo dato perché convinta che serva per far capire quanto è valido questo romanzo - molte volte credo che i premi vinti non siano sempre meritati - ma per dare più peso alla frase seguente: non è uno YA a sfondo fantasy qualunque.
La sua categorizzazione è alquanto nebulosa perché è sì un diario - con la caratteristica di essere dunque un romanzo di introspezione - con la presenza di elementi fantasy ma a cui mancano tutti i topos tipici del genere.

Questo romanzo è il diario di Morwenna Phelps una ragazza di quindici anni originaria del Galles del Nord, costretta a scappare di casa per fuggire dalla follia della madre strega; Liz, la madre, è la causa dell'incidente in cui Morwenna è rimasta menomata alla gamba destra e in cui la sua gemella, Morganna, ha perso la vita.
Costretta ad allontanarsi dalle terre in cui è nata e cresciuta, le Valleys gallesi, trova rifugio a casa del padre che non ha mai incontrato e delle sue tre zie che però la iscrivono ad un collegio costosissimo e decisamente inglese per i gusti della nostra Mor.
Qui, la protagonista non troverà un rifugio sicuro dal suo dolore e dalle sue paure ma sfide continue che dovrà imparare ad affrontare - come il rapporto incrinato con il padre, delle compagne di scuola decisamente ostili e la mancanza di amici - e attraverso le quali maturerà considerevolmente.

L'impianto del romanzo è piuttosto semplice, come si intuisce dalla sua sinossi, ma al suo interno vi è un universo di argomenti che non è semplice riassumere né raggruppare sotto un unico insieme.
Ad esempio, Morwenna è costretta a ricostruirsi una vita dopo la morte della gemella. Il rapporto fraterno, viene preso in considerazione da tutte le angolature e le sfumature possibili; non è affatto semplice ricominciare a vivere un'esistenza come persona singola quando dalla nascita fai parte di una coppia. Ogni azione nel passato della protagonista è legato alla gemella; addirittura erano complementari e condividevano non solo la realtà di tutti i giorni ma anche gli stessi segreti. Morwenna ha praticamente perso oltre alla mobilità che è abbastanza fondamentale quando hai quindici anni, anche la sua migliore amica.
A complicare le cose non ci sarà solo l'istituto a cui è stata iscritta, l'Arlingust - una scuola piena di snobismo dove le sue iscritte sono tutte ragazze provenienti da ricche famiglie inglesi (e si ricorda che gli inglesi, snobbano considerevolmente i gallesi considerati come i nostri "terroni"); Mor dovrà farsi nuovi amici perché non può vivere di soli libri per quanto sia una lettrice accanita e legga di fantascienza come bere acqua.
Insomma, la commistione di argomenti è ampia: si passa dalla solitudine imposta e quella voluta contrapposta alla ricerca disperata di confronti con altri. Il primo amore e il sesso, non mancano e non manca nemmeno l'approfondimento all'argomento attraverso i romanzi scritti da altri autori. La scelta tra vivere o morire e la ricerca di motivi che spingano ad amare la propria esistenza nonostante le imperfezioni è un altro argomento molto sentito su cui il lettore è portato a ragionare in maniera approfondita.

Ciò che intendevo prima per mancanza di topos, è presto spiegato: essendo un diario, si è immediatamente catapultati all'interno della storia. Non esistono introduzioni e non esistono spiegazioni esaustive di ciò che sta accadendo: è necessario porre la massima fiducia nel narratore in quanto è l'unico punto di vista che conosciamo.
E come avviene nella realtà, se ci mettessimo a leggere il diario personale di qualcun'altro, non avremmo mai la possibilità di analizzare gli eventi sotto più punti di vista.
Di fatto, quando Morwenna parla di magia e di "fate" (che vengono chiamate in questo modo perché la protagonista non sa nulla di queste creature singolari e loro non si definiscono mai), il lettore non sa mai con certezza se lei stia mentendo o meno.
Il dubbio permane fino alla fine e perfino la spiegazione nei dettagli di ciò che avvenne la notte in cui Morwenna rimase ferita e Morganna perse la vita, non viene fornita mai con chiarezza.
Quasi tutti gli schemi tipici vengono quindi ignorati per dare freschezza al genere. Questo dimostra che non sempre è necessario dare tutti i dettagli per rendere una storia attraente al lettore; tanto spesso, è il mistero che avvince alle pagine.
La protagonista, inoltre, è una ragazza come tante - forse anche più svantaggiata - con cui è semplice entrare in sintonia; mi è stato semplice riuscire a immaginare gli eventi narrati da Morwenna anche quelli legati più al fantastico che non trovano un corrispettivo nella realtà.

L'edizione italiana, edita da Gargoilles, ha una copertina molto attraente, forse anche più bella di quella originale o dell'edizione americana. Peccato per l'impaginazione del testo che presenta alcuni errori di ortografia o anche delle lacune, come parole intere che mancano e ciò va a intaccare la scorrevolezza della lettura. Anche la scelta di pubblicare il libro in copertina flessibile non è delle più felici perché se si è come me che porto i libri ovunque anche in borsa dove possono rovinarsi in qualsiasi momento, garantirà al l libro una vita drasticamente breve.

Consiglio questo romanzo proprio a tutti; a chi ancora deve crescere e trarre ispirazione dalle scelte della protagonista e pure a chi è già cresciuto e troverà ispirazione, come ne ho trovata io, a iniziare o continuare a cercare il bello nei particolari che ci circondano.

giovedì 20 giugno 2013

"1Q84" di Murakami Haruki - Recensione

"1Q84" - Front cover dell'edizione Giapponese dei libri 1,2 e 3
 voto: **** e 1/2

Prima o poi arriva nella carriera di un artista quell'opera che è la summa di tutto ciò che ha prodotto in precedenza. E di tutto ciò che arriverà poi.
Per Murakami-sama "1Q84", è tutto questo e molto di più.
Sarà difficile per me riuscire a sintetizzare il giudizio su un'opera di tale portata (basti pensare che in tre libri, superiamo un totale di mille pagine), per contenuti e intreccio estremamente complessi.
Impossibile essere imparziale, ma per questo non sono affatto preoccupata; una volta assimilata la lezione che questa storia insegna, non pensi più da un punto di vista oggettivo.

"1Q84", si sviluppa in tre libri (aprile-settembre/ottobre-dicembre), e viene narrato seguendo le vicende alterne di Aomame - istruttrice di educazione fisica per un club di ricchi a tempo pieno e assassina di uomini che usano violenza alle donne, quando necessario - e Tengo, insegnante part-time in una scuola preparatoria, ex prodigio della matematica e romanziere a tempo perso. Il motore della storia è il romanzo "La Crisalide d'Aria", scritto dall'affascinante quanto taciturna diciassettenne Fukada Eriko, che utilizza il nom de plume Fukaeri. Tengo viene trascinato nel progetto dal suo editor - l'anticonformista Komatsu - diventando il Ghost Writer del romanzo e completando la stessa Fukaeri là dove ci sono lacune di scrittura ed elaborazione del testo, nonché caratterialmente. Aomame nel frattempo viene coinvolta in una serie di eventi straordinari che la porteranno ad accorgersi piano piano di non trovarsi più nel 1984, anno in cui la storia all'inizio è ambientata, ma in uno spazio-temporale che lei ribattezza 1Q84; un mondo dove tutto è possibile che ha sostituito quello precedente e dove le normali leggi metafisiche si mescolano all'onirico e all'impossibile. Dove in cielo, stanno sospese due lune; una è grande mentre la "figlia" è piccola, verde e dalla superfice bitorzoluta.
Più la storia prosegue, più Aomame e Tengo - che sono legati dal filo rosso del destino e mai si sono dimenticati nonostante si siano incontrati una sola volta in vent'anni - si avvicinano e le loro strade cominciano a intrecciarsi sempre di più. Le loro sorti si mescoleranno a quelle di una setta religiosa chiamata Sakigake che opera in modo sotterraneo e poco pulito, e a quelle di un investigatore privato che si mette sulle loro tracce ma che si ritroverà ad affrontare qualcosa di troppo grande, Ushikawa.

Il lettore incontrerà una moltitudine di personaggi ben definiti o solo abbozzati ma che fanno da cornice perfetta a una realtà composta da sogni.
Una realtà che affronta le vecchie tematiche care a Murakami e che qui vengono riproposte tutte; c'è il meta-libro e la creazione del romanzo. C'è il rapporto con il sesso e il rapporto tra uomo e donna fatto di puro piacere carnale, passione o violenza.
Il "bene" e il "male" che non sono mai netti; sono solo un equilibrio precario su cui il mondo poggia e all'essere umano non è data altra possibilità se non quella di coesistere con questi concetti tanto astratti quanto reali, qui rappresentati appieno da quelle figure simil-mitologiche che sono i Little People.
La realtà dentro al sogno o viceversa qui permea ogni pagina. L'amore incondizionato e vero che piega i mondi pur di realizzarsi. Ma anche l'amore del tutto eccezionale per il ritmo delle parole e della narrazione stessa.
Io sono riuscita anche a scorgere una critica alla società moderna non troppo nascosta e nemmeno infilata a caso sul finale a mo' di morale; la società è cieca e menefreghista. A pochissimi viene data l'opportunità di venire a conoscenza della verità e di ciò che si cela dietro il velo di Maya. Quelle poche persone, sono coloro che riescono a scorgere le due lune in cielo mentre queste rimangono invisibili a tutti gli altri.

Mi rendo conto che Murakami non è uno scrittore per tutti; chi desidera, per esempio, una spiegazione a ciò che accade pagina per pagina può rinunciare fin da subito a prendere in mano questo libro.
Fatevi un favore: risparmiate i soldi.
A chi non sente il bisogno di una spiegazione spiccia propinata per quietare gli animi, allora potrà trovare la lettura interessante.
Se riuscirà a farsi trascinare dal ritmo a volte incalzante, a volte esageratamente rallentato, del romanzo - non si pentirà una volta arrivato alla fine.

Già, la fine.
Quel finale maledetto che ha lasciato delusi in tantissimi e il cui ritmo al ralenty ha fatto saltare i nervi ai più; abbandonate ogni speranza di una lettura "normale", fin dalle prime righe del libro terzo.
La normalità viene abbandonata completamente proprio in finalità del soggetto narrato e delle tematiche. Non c'è niente di vero o reale ma solo qualcosa di simile al reale.
Perché è dell'anno 1Q84 che il libro parla.
Potrà mai esserci una spiegazione logica per un anno mai esistito e che porta nella sigla la "Q" di question mark?

lunedì 27 maggio 2013

"Warm Bodies" di Isaac Marion - La Recensione


Warm Bodies front cover - Isaac Marion



voto *** 1/2

Ho iniziato a leggere questo romanzo prendendolo come una breve e leggera interruzione alla lettura del libro di Clavell (quel mattone di "Shogun"). Mi sono detta "Perché no?", nonostante la frase di Stephenie Meyer piazzata in copertina che per me è stata più un deterrente che uno stimolo.
Ero curiosa, come sempre, per cui ho ceduto e non me ne sono pentita, affatto.
Il libro d'esordio di Marion - che prende forma da un suo vecchio racconto breve - è un romanzo ironico, molto cinematografico (non a caso ne hanno tratto un film), e con più di una morale al suo interno, nascosta neanche troppo tra le righe.

Il romanzo parla di R, uno zombie con una coscienza molto più viva del suo corpo. Purtroppo la sua condizione di mostro lo porta a limitare le relazioni sociali quasi allo zero - non fosse per il suo migliore amico M - e a seguire esclusivamente quell'istinto potente e atroce che è la sua fame di carne viva.
Durante una battuta di caccia mangia il cervello di Perry Kelvin e inaspettatamente ne assorbe completamente i ricordi e i sentimenti. Evento che lo porterà a proteggere Julie, la ragazza di Perry, con la quale instaura lentamente uno strano ma dolce rapporto. Questo è un mondo dove i cambiamenti non sono graditi e i due ragazzi avranno parecchi ostacoli da superare prima di poter finalmente vivere insieme in armonia.

Devo dire che durante la lettura mi sono ritrovata a ridere parecchie volte: nonostante R, il protagonista, sia uno zombie che fatica a comunicare con il mondo che lo circonda, all'interno della sua testa c'è un intero universo che viene mosso dalle sue continue domande e osservazioni fatte in solitaria. Ed è molto divertente. Quello che intendo dire è che la mente di R è molto affascinante e decisamente acuta e non è semplice per un autore riuscire a creare questo tipo di dinamica senza il rischio di far annoiare a morte il lettore.
Il quasi continuo flusso di coscienza di R invece, è scorrevole, con guizzi di ironia e un'umanità infinita che fa impallidire quella di certi altri personaggi che sono molto più vivi del nostro protagonista.
La storia può sembrare solo una versione di Romeo ("R"omeo), e Giuletta ("Julie"t, la co-protagonista), post-apocalisse. Le tematiche sono invece molto più profonde perché si affronta il razzismo e la paura del "Diverso", per passare poi alle conseguenze di una devastazione dovuta all'incuria dell'uomo, soprattutto verso se stesso.
La de-umanizzazione della razza umana, sia negli zombie che negli stessi vivi è un altro tema centrale. Lo stretto confine tra la vita e la morte e il desiderio di vivere appieno nonostante le difficoltà - in questa storia rappresentate all'estremo dalla condizione di zombie di R.
L'amore e il suo potere di guarigione del cuore da quelle che sono le ferite inferte dall'esistenza qui rappresentate dall'infezione che trasforma i vivi in morti che camminano: una sorta di grande metafora della società moderna.
Lo stile narrativo di Isaac Marion, come accennavo prima, è cinematografico e quindi dinamico, tutto declinato al presente. La vita è qui e ora e va affrontata, pare dire a ogni rigo.
Marion non è un grande paesaggista: spesso e volentieri gli ambienti in cui i suoi personaggi si muovono sono talmente desolati e in rovina che non vale mai troppo la pena di soffermarsi su dettagli che ormai sono stati cancellati dalle guerre e dall'infezione. Ciò che interessa il nostro autore sono i rapporti interpersonali e la crescita unita alla guarigione del nostro protagonista.
Anche il personaggio di Julie è ottimo; anticonformista, indipendente e ragazzina nel suo essere donna sopravvissuta alla sofferenza più cruda; non crea antipatia né avversione ma anzi, forse per lo spiccato "istinto da crocerossina" insito in ogni donna, si viene a creare molta empatia con lei se sei lettrice. Te ne innamori se sei lettore.

Non voglio rivelare oltre; "Warm Bodies", è una lettura fresca e veloce che vi terrà un'enorme compagnia nel caso decideste di avventurarvi tra le sue pagine. Non è il romanzo del secolo, ma il romanzo adatto al secolo e alla società in cui viviamo.
Magari vi farà pensare come è accaduto a me. O magari vi strapperà solo qualche sorriso il che non è male, nemmeno un po'.

Hope Valentine.